Una distribuzione GNU/Linux, o "distro" per gli amici, è un insieme di pacchetti software che uniti ad un kernel danno vita ad un sistema operativo completo.
Generalmente il software è composto da svariate utilità prodotte da GNU, con un kernel Linux di base (da qui la nomenclatura).
Non sempre il kernel Linux è accompagnato da applicativi GNU. Alpine Linux è la dimostrazione di come si possa creare una buona distro (utilizzabile non solo su server e container, ma anche su desktop) con pacchetti software alternativi a quelli di GNU.
A dirla tutta, le distribuzioni potrebbero fare a meno anche del kernel creato da Linus Torvalds, il ramo BSD ne è un esempio lampante, ma sono accomunate dal legame con Unix e pertanto si possono considerare tutte Unix-like.
Ad oggi il sito Distrowatch conta circa 960 distribuzioni totali; un numero in eccesso perché comprensivo di progetti non più attivi o privi del kernel Linux, ma che può rendere l'idea di quanto il mondo delle distribuzioni sia vasto.
Anche concentrandosi esclusivamente sulle più classiche distro GNU/Linux attive, i numeri restano elevati.
Come si può scegliere in modo consapevole con una così vasta pletora di alternative? Una possibilità è quella di concentrarsi sulle distribuzioni indipendenti.
Una distro indipendente, come si può intuire dal nome, non dipende da nessun'altra distribuzione, ma parte da un progetto ex-novo.
Questo la contraddistingue da una derivata, sempre basata su una distro "madre" che potrebbe anche essere a sua volta una derivata (Linux Mint -> derivata di Ubuntu -> derivata di Debian).
Se su Distrowatch filtriamo la ricerca includendo solo le distribuzioni con kernel Linux indipendenti, la scelta è ridotta già a circa 40 possibilità.
Le distro indipendenti, in ogni caso, non sono tutte uguali, ma possono essere categorizzate in base ad altri pochi fattori di scelta: uno di questi è il ciclo di rilascio.
L'utente medio, forse, è incline ad adottare distribuzioni con rilascio fisso (o point release, o anche fixed release).
Quasi tutte le distro più conosciute pubblicano nuove versioni aggiornate con una precisa cadenza periodica, e che andrebbero reinstallate da zero. Impossibile non citare Ubuntu, con la classica nomenclatura ANNO.MESE (come l'attuale 24.04), ed aggiornamenti pubblicati sempre ad aprile ed ottobre.
Ed ecco che siamo già a circa 30 distro elencate.
Il modello di rilascio fixed si contrappone a quello rolling-release (in questo caso è la traduzione italiana "a rilascio continuo" ad essere più desueta).
Arch Linux, tra le altre, non rilascia vere e proprie major release, ma si limita a fornire delle immagini CD ISO mensili. Il sistema operativo può essere installato anche da vecchie ISO (che potrebbero però contenere dei bug poi risolti), in ogni caso sarà aggiornato già durante il setup.
Il fulcro delle rolling, tuttavia, è nella loro potenziale "eternità". Non hanno bisogno di formattazioni e reinstallazioni per il passaggio a nuove versioni, ma possono essere costantemente tenute aggiornate solo attraverso il loro gestore di pacchetti, a partire dall'installazione originale.
Si tende a pensare che una distribuzione rolling release utilizzi sempre e comunque l'ultissima versione dei programmi disponibili nella sua repository, a discapito della stabilità del sistema stesso.
Sebbene questo possa essere considerato verosimile per distro come Arch Linux (bisognerebbe comunque discutere riguardo la sua mancata affidabilità), il ciclo di rilascio è indipendente dalla frequenza di aggiornamento dei pacchetti in repo.
Non tutte le distribuzioni di tipo rolling-release dispongono delle versioni più aggiornate dei software. Void Linux è ancora ferma al kernel 6.6, dopotutto.
L'init system (o sistema di init) è il primo processo che viene avviato in background dal kernel, durante la fase di boot del sistema operativo. Tutte le altre operazioni software sono legate all'init.
Lo standard de facto attuale degli init è systemd, promosso dal colosso Red Hat.
systemd è ingombrante e pesante, con evidenti manie di protagonismo, ma anche estremamente comodo e stabile per via dell'integrazione di funzionalità molto variegate tra di loro e il supporto praticamente universale di cui gode.
Probabilmente non sarete interessati a distribuzioni che utilizzano degli init diversi da systemd (e Linux from scratch mi sembra un po' troppo!); voilà, ora ci sono solo 10 distro da tenere in considerazione!
Ma perché rendersi la vita semplice e limitarsi alle soluzioni più standard?
Nah, io voglio scegliere solo tra rolling-release, magari senza systemd...vedo che l'elenco di Distrowatch si è ridotto a 5 misere alternative!
Le derivate, quindi, è come se non esistessero? Assolutamente no.
Una volta scelta la vostra indipendente preferita, nessuno vi vieta di cercare una derivata che potrebbe colmare alcune lacune della sua distro madre.
Debian è troppo macchinosa e "vintage"? Potreste provare ad utilizzare Ubuntu o (meglio) Linux Mint.
L'installazione e la gestione di Arch Linux è complicata? Manjaro ed EndeavourOS esistono proprio per questo.
Fedora vi affascina, ma siete spaventati dalla mancanza dei codec di terze parti? Nobara Project potrebbe fare al caso vostro.